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Date |
July 2005 |
Type |
Review |
Source |
Rockerilla, issue 299/300 |
Title |
Supernature |
Country |
Italy |
Journalist/Photographer |
Giancarlo Curro/ Ross Kirton |
Pix |
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Text |
Che sia la sconvolgente semplicità a far di questo disco un gran bel disco? Ne siamo persuasi. Una donna, un uomo, una voce, un sintetizzatore, uno studio di registrazione e la favola continua. La prima impressione - quella che conta - è che i Goldfrapp siano riusciti a superarsi nelle note del loro Supernature, portandosi dietro il meglio di Black Cherry e di Felt Mountain in questo viaggio, in questa nuova avventura, concepita per esplorare territori musicalmente pił psichedelici. Strutture pił complesse, angoli pił smussati, tracce impegnative, meno lineari del passato: il sospetto è che Alison e Will abbiano deciso di concedersi alla sperimentazione, valorizzando nella consuetudine dei motivetti pop l?estetica del particolare, la cura del dettaglio, la raffinatezza, oltre l?innata eleganza di questa musica. Niente di trascendentale, dato il repertorio del gruppo, ricco di vecchio e di nuovo come solo i Goldfrapp ci hanno saputo raccontare. Chiudete gli occhi: Alison, bella, sensuale, affascinante pił che mai, trasforma il canto in una grande impresa vocale, e par di sentire Elizabeth Frazer al meglio dei suoi Cocteau Twins; Will, attento, arguto, ambizioso pił che mai, trasforma il suono in un fantasioso flashback, e par di rivivere le intuizioni dei Roxy Music alle prime armi, quando ancora in formazione c?era un giovane Brian Eno a preoccuparsi di elettronica ed effetti sonori. Aprite orecchie e occhi, dunque,perché è tempo di partire. Ooh la la, il primo singolo di Supernature, è un vortice di passione tra il glamour e il rock?n?roll, una pagina d?autore che quasi imbarazza nella sua maestosità. Alison è semplicemente scatenata, eppure canticchia solo un ritornello orecchiabile, di facile presa, davvero coinvolgente. Pił insidioso il ritmo di Ride A White Horse, cadenzato, malizioso nel suo incedere elettronico; pił elettrico è invece il piglio di Lovely 2 C U, tra refrain di chitarre distorte e stranissimi effetti vocali. E poi U Never Know, e ancor di pił Koko Nights, per rendere omaggio ai citati Cocteau Twins richiamandone esplicitamente le gesta: brani questi con ogni probabilità citazionismi, magicamente riproposti, intatti nella loro autenticità. Il motore è caldo: c?è Slide In, il brano pił ricercato,magnetico e provocatorio di Supernature, per la musica e per la sua pienezza, per la voce che si perde nei meandri dei trattamenti digitali. Accanto c?è Let It Take You, per rientrare nei ranghi della normalità cantando l?intima visione di un?esperienza di vita follemente triste, malinconica, combattuta. E poi c?è Fly Me Away, le visioni sci-fi di Time Out From The World, la polvere disco di No. 1, il cuore vintage che batte nelle cadenze di Satin Chic, qualcosa che potrebbe tranquillamente far rabbrividire i Visage e gli Human League in un colpo solo. Sta a voi a questo punto predisporvi all?ascolto di uno dei dischi pił belli di synth-pop contemporaneo che sia mai stato pubblicato. Non sembri un?esagerazione questo commento: del resto i Goldfrapp hanno osato reinventarsi per un terzo disco che avrebbe potuto e dovuto aggiungere qualcosa alla fortuna dei due precedenti capitoli di questo illustre sodalizio sonoro. Estro, fascino, malizia, sesso, rock, psichedelica, semplicità, naturalezza, stile, poesie e allucinazioni, brani che si dilatano e si concentrano, idee e pensieri che prendono forma in una geometria verosimilmente astratta: che strano e straordinario modo di fare electro-pop. |
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